“…e tra milioni di cose ormai svanite sono rimasti cinquecentocinquantamila pugni presi in faccia che hanno lasciato il segno in un cuore che batte il palpito della speranza, che sembra quasi una sfida alla sventura.”
È la storia di Ninì, “nato il terzo giorno di un maggio di neve, e si dice che maggio sia il mese delle rose”. La vita gli si presenta subito pungente e acre come la sua terra. Il giovane Ninì cresce e si forma tra la solitudine, l’abbandono e la meschinità sociale e da voce a un accorato appello all’indignazione.
Il pensiero del protagonista, ironico e autentico, accompagnerà il lettore tra le “viuzze”dei suoi vissuti e tra le tempeste a mare aperto.
Dubbi paure incertezze accompagnano il suo viaggio di formazione: capiterà qualcosa altrove? Certo perché la vita è una singolare parabola morale e insieme un’opera di genio.